2035.center – “L’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”

Perché può essere interessante riflettere sul metodo Mattei?

Perché chiedersi cosa avrebbe pensato e fatto Enrico Mattei nella situazione attuale?

Perché, a quasi 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, abbiamo bisogno di svoltare.
Le donne e gli uomini di questo paese devono credere di poter essere di nuovo protagonisti del proprio destino.

Premettiamo che questo non significa immaginare un’Italia in una posizione geopolitica diversa da quella attuale, bensì esigere, prima da noi stessi e poi dagli altri paesi, il rispetto del principio di realtà. Mentre, infatti, il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro promuovono il Piano Mattei per riposizionare l’Italia nel cuore dell’attuale paradigma energetico, noi tutti, insieme, dovremmo sforzarci di porre le giuste domande, fare le opportune ricerche e proporre le corrette risposte. In altre parole: “vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”.

Nel caso specifico, a nostro parere, significa partire dal 2035 e andare a ritroso. E cominciare a chiederci se veramente abbattere la CO2, prodotta dalle macchine, dai mezzi di lavoro leggeri, dai camion e dai pullman, possa avvenire attraverso l’obbligo dell’utilizzo dei motori elettrici per il trasporto pubblico e privato.
Chiederci se, veramente, la nuova produzione di energia verde possa garantire il fabbisogno elettrico per il trasporto.
Chiederci se, veramente, non rischiamo di spostare a monte la generazione di CO2.
Chiederci come si intenda affrontare la conversione dei consumi domestici e industriali all’utilizzo dell’energia verde.
Chiederci se giusto e conveniente, dal punto di vista della strategia industriale, abbandonare l’evoluzione del motore endotermico a idrogeno. Chiedersi se, contemporaneamente, giusto e conveniente dipendere dall’altrui produzione di motori elettrici per i trasporti.
Chiederci se giusto e conveniente terremotare l’indotto industriale dell’automobile con motore endotermico.
Chiedersi se, contemporaneamente, giusto e conveniente dipendere dall’altrui produzione di batterie per le macchine con motore elettrico.
E così via.

Sul sito 2035.center, uno dei tavoli di lavoro della Fondazione SED Enrico Mattei, abbiamo iniziato a studiare come siamo arrivati al 14 Febbraio 2023, giorno in cui la Commissione e il Parlamento europeo, in prima lettura, hanno votato il regolamento “which approved the new CO2 emissions reduction targets for new passenger cars and light commercial vehicles, part of the “Fit for 55” package”.

Questa vicenda nasce vent’anni or sono (per un resoconto dettagliato vi suggeriamo la lettura della sezione 2035.center/2004) con un’azione voluta dall’allora segretario generale dell’ONU Kofi Annan.

In estrema sintesi, tutto ha inizio con il documento “Who Cares Wins” – (Connecting Financial Markets to a Changing World – Recommendations by the financial industry to better integrate environmental, social and governance issues in analysis, asset management and securities brokerage. By The Global Compact of United Nations and Swiss Federal Department of Foreign Affairs).

“This report is the result of a joint initiative of financial institutions which were invited by United Nations Secretary-General Kofi Annan to develop guidelines and recommendations on how to better integrate environmental, social and corporate governance issues in asset management, securities brokerage services and associated research functions.”

Le questioni ESG hanno quindi una data di inizio precisa con nome e cognome degli autori. Ci vorranno però vent’anni per avere gli standard (diversi) con cui valutare le problematiche ESG per le aziende (per un approfondimento suggeriamo la sezione 2035.center/2023).

Una delle ricerche citate dal documento “Who Cares Wins” è uno studio intitolato “CHANGING DRIVERS The Impact of Climate Change on Competitiveness and Value Creation in the Automotive Industry”. Realizzato nel 2003 dal Sustainable Asset Management e dal World Resources Institute, il suo obiettivo è “to help investors make better informed decisions regarding automotive company stocks in light of emerging “carbon constraints”—policy measures designed to mitigate climate change by limiting emissions of carbon dioxide (CO2) and other greenhouse gases”. Ovviamente, e potremmo dire anche giustamente, l’industria automobilistica era un sorvegliato speciale.

Esattamente vent’anni dopo, la svolta radicale in Europa.

Ma anche questa legge è figlia di un percorso e segue una logica politica: all’interno del Fit for 55 package “a set of proposals to revise and update EU legislation and to put in place new initiatives with the aim of ensuring that EU policies are in line with the climate goals agreed by the Council and the European Parliament.

Che è un’iniziativa dell’European Green Deal, figlio, a sua volta, della Commissione Europea.

Quali sono i soggetti che hanno attivato e guidato questo percorso che passerà dalla tappa del 2035 e poi arrivare al 2050? Vogliamo identificarli chiaramente non perché ci interessino i retropensieri sul perché e per come di certe scelte, bensì perché sono nostri diritto e dovere vedere i dati e i modelli costruiti su questi dati, e capire le logiche delle scelte. Si tratta del presente e del futuro di tutti noi. Attendiamo spiegazioni esaustive e non slogan per quanto condivisibili possano essere.

Come affermava W. Edwards Deming:

“In God we trust. All others must bring data”.

E per essere assolutamente chiari e trasparenti non ci interessano i dati sui consumi, sulle produzioni ecc.; ci interessano i modelli dei sistemi complessi sulla base dei quali sono state fatte le scelte. Modelli che devono chiarire le strategie politico-industriali e prevedere le conseguenze climatiche, industriali, sociali e geopolitiche.

Viceversa lo faremo noi, tutti insieme.

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